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Quale cinema italiano…perdinci!

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Volli, sempre volli e fortissimamente volli un film diverso da questo. Perchè da Michele Placido, pugliese e di origini contadine come me, mai mi sarei aspettata un film sulla contestazione giovanile nel ’68.

A Roma fanno capolino ad ogni angolo lo sguardo bello e impossibile di Argentero, la Trinca ammiccante nelle sue (sole?) pose da ragazza contestatrice e profonda, e in ultimo il bello (e bravo) Scamarcio (ad ora penso sia l’unico dei tre protagonisti che abbia mai studiato recitazione in vita sua).

IL GRANDE SOGNO come il grande freddo, entrambe memorie di un passato in cui si aveva voce, coraggio, vitalità nei confronti del cambiamento? Per carità, non sono una critica cinematografica e le mie conoscenze in materia di film si arrestano molto prima del poter concretamente trovare un parallelismo tra questo film e molti altri già usciti, già famosi etc…

Ma davvero non mi è chiaro il motivo per cui Placido si sia fatto sfuggire l’opportunità di dare un taglio alternativo alla storia. E’ vero: la mia analisi è troppo prematura e spero di scoprire, dopo aver visto il film, che è anche sbagliata. Però da Placido non me lo aspettavo davvero: uno che nella vita reale è stato un poliziotto; uno che sapeva di quei proletari la cui via d’uscita da una realtà stagnante era rappresentata dall’ingresso nelle forze dell’ordine,e con questo l’allontanamento dalla propria terra d’origine (povera); uno di quei personaggi tanto amati da Pasolini e  invece tanto odiati da Sartre, schierato con i figli ricchi della borghesia lagnosi nei confronti dei poteri (ma il loro genitori non erano gli stessi poteri forti contro i quali si lagnavano? boh).

Placido ha fatto pendere l’ago della bilancia dei suoi ricordi a favore della contestazione dei ricchi, che affascinano il proletario-poliziotto protagonista della storia.

Ripeto: spero che il film mi meravigli, che il personaggio di Scamarcio abbia la rivincita su quello della Trinca e di Argentero. Perchè vorrei che per una volta si parlasse di quelli che non contestavano perchè in quelle aule non potevano entrarci e non perchè non vedessaro la degenerazione del tempo. Che si parlasse in tono romantico di loro che non conoscevano la musica rock ma sorridevano con Sanremo e carosello. E che poi hanno continuato ad essere operai, ad esplodere in ritardo (quando schiacciati definitiavamente dalla borghesia ricca degli anni ’80)  e ad avere a loro volta figli operai. Magari accantonando l’iteresse e il fascino che ancora si prova per questi eletti lagnosi che poi hanno goduto di titoli altisonanti avvprofdott, tra case al mare, in collina e in città.

citando in ultimo David che cita a sua volta Battiato

…le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso…

ah…MEDUSACINEMA  ha cancellato il mio commento “critico” al trailer su youtube…che tristezza:(

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